Nel 2016 la domanda turistica internazionale è cresciuta per il settimo anno consecutivo,
mantenendosi robusta nonostante il basso profilo dell’economia mondiale. Secondo le stime
dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, i viaggiatori internazionali nel mondo sono stati 1,235
miliardi, facendo registrare un incremento del 3,9% rispetto al 2015 (tab.2.1 e graf.2.2).
Si conferma dunque anche nel 2016 la forza del settore turistico e la sua capacità di contribuire
alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro in molte aree del mondo (tab.2.5),
nonostante le crescenti sfide e le minacce rappresentate dagli attacchi terroristici, dalle tensioni
internazionali e dalla diffusione di alcune malattie.
Considerando le principali aree del mondo, il primato della crescita spetta ad Asia e Pacifico
(+8,4%), seguiti a breve distanza dall’Africa (+8,1%), in netto recupero dopo due anni difficili,
anche se gli scarsi dati disponibili suggeriscono cautela nella lettura delle cifre relative al continente
nero. Nelle Americhe l’incremento dei flussi turistici internazionali si è attestato al 4,3%,
trainato essenzialmente da Centro e Sud America. Più contenute sono state le performance generali
dell’Europa (+2%), che mantiene comunque il primato in termini assoluti, con 620 milioni di
arrivi turistici internazionali. All’interno del continente le situazioni si presentano però differenziate:
nord Europa (+5,7%) ed Europa centrale (+4,3%) sono state le aree più dinamiche, mentre
l’Europa mediterranea ha registrato una crescita modesta e l’Europa occidentale è rimasta sostanzialmente
ferma. Fanalino di coda nel contesto internazionale è stato il Medio Oriente dove
le stime, basate come per l’Africa su dati ancora scarsi e quindi da valutare con prudenza, evidenziano
dinamiche negative (-4,1%), condizionate dai problemi di sicurezza legati all’instabilità
politica e ai conflitti in corso nell’area.
Le previsioni dell’OMT per il 2017 continuano ad essere positive: sulla base dei trend in corso,
delle proiezioni del panel di esperti dell’organizzazione e delle dinamiche economiche, la crescita
del turismo mondiale dovrebbe proseguire anche quest’anno ad un tasso compreso tra il 3% e
il 4%. Gli arrivi turistici internazionali dovrebbero aumentare tra il 2% e il 3% in Europa, tra il 5%
e il 6% in Asia e Pacifico e in Africa, tra il 4% e il 5% nelle Americhe e tra il 2% e il 5% in Medio
Oriente.
All’interno di questo quadro generale, il turismo inbound dell’Italia, che nel 2014 aveva registrato
dinamiche più modeste rispetto a quelle di altri paesi leader nel mondo, nel 2015 ha mostrato
ampi segnali di recupero, migliorando il suo posizionamento in ambito internazionale: gli arrivi
alle frontiere italiane sono aumentati del 4,4%, più di quanto registrato da Francia (+0,9%), Stati
Uniti (+3,3%) e Cina (+2,3%) e poco al di sotto della crescita della Spagna (+5%). Soddisfacente,
pur se di minore entità, è stato anche l’incremento delle entrate generate dalle spese dei viaggiatori
stranieri (+3,8%, se misurate in euro). Dinamiche analoghe, più performanti in termini di
arrivi che di entrate dall’estero, hanno caratterizzato anche il 2016.
Le positive performance dell’Italia nel contesto internazionale nel corso del 2015 trovano riscontro
anche nei dati sul movimento dei clienti presso le strutture ricettive dell’Unione Europea, che
mostrano una crescita delle presenze nel nostro paese del 4% (graf.2.6). Pur mantenendo la terza
posizione nella graduatoria dei paesi europei dietro Spagna e Francia, l’Italia ha notevolmente
ridotto lo scarto con quest’ultima, dove l’incremento delle presenze si è fermato all’1,9%. Considerando
le altre principali mete turistiche del continente, le performance italiane sono state
migliori di quelle registrate in Germania (+3,1%), Austria (+2,6%), Paesi Bassi (+3,8%) e Grecia
(+3,7%).
Grazie al dinamismo del settore, nel 2015 l’Italia sembrerebbe aver scavalcato il Regno Unito
(superato anche dalla Spagna) nella graduatoria delle destinazioni europee preferite dai turisti
extracomunitari, raggiungendo la prima posizione. Il condizionale è però d’obbligo in questo caso,
in quanto i dati della Gran Bretagna sono ottenuti per via indiretta tramite stima. Gli Stati Uniti si
sono confermati primo mercato extraeuropeo del nostro Paese, seguiti dalla Russia e dalla Cina.
L’Italia ha mantenuto inoltre saldamente il primo posto anche nelle preferenze dei viaggiatori
extraeuropei che scelgono di alloggiare in albergo (graf.2.7 e 2.10).
Focalizzando l’attenzione sul solo comparto alberghiero italiano, leader in Europa insieme a
quello spagnolo e tedesco, i dati del 2015 evidenziano un incremento del 3,1% (graf.2.9), inferiore
al trend medio europeo ma comunque in netto recupero rispetto al dato assai più contenuto del
2014 (+0,1%). Il dato degli alberghi è la risultante di dinamiche diverse dei due mercati di origine
della clientela che per la prima volta dopo molti anni hanno visto prevalere quello domestico, in
crescita del 4,5% (graf.2.11) su quello estero, in crescita dell’1,8% (graf.2.12).
Con riferimento al 2016, i dati ancora provvisori relativi ai flussi di clientela nelle strutture ricettive
dei paesi dell’UE evidenziano dinamiche ancora positive per l’Italia, ma più modeste rispetto
al 2015 e nei confronti di gran parte dei principali paesi dell’Unione, ad eccezione della Francia
(in calo di circa il 2,5%). La crescita delle presenze totali nel nostro Paese si sarebbe infatti mantenuta
intorno all’1%, a fronte di una crescita stimata del 7,5% in Spagna, del 3% in Germania e
del 4% in Austria. Ancora più deboli del valore medio di settore sarebbero state le performance
alberghiere.
Fonte. Federalberghi datatour